festa del papà

Festa del Papà: non ci sono più i papà di una volta…

La festa del papà, che come ogni anno cade il 19 marzo, ci dà l’occasione per vedere insieme come sia cambiata la rappresentazione della figura del papà nella comunicazione pubblicitaria italiana.

FESTA DEL PAPA’: UNA FESTA VOLUTA DA UNA MAMMA
L’idea di trovare una data in cui festeggiare il ruolo del papà nacque negli Stati Uniti nel 1908, in una chiesa metodista, ma fu solo nel 1909 che una solerte signora chiese di ufficializzare la festa del papà, per sanare lo squilibrio con la già esistente festa della mamma. Insomma, un caso di quote rosa al contrario…
La data in cui festeggiare varia da Paese a Paese, e in Italia si è scelto di farla coincidere con la Festività di San Giuseppe, che essendo il padre di Gesù era garanzia di una certa autorevolezza. Scelta felice, per chi ama i dolci, dal momento che le tradizionali zeppole di San Giuseppe sono diventate per molti il dolce ufficiale della festa del papà.

FESTA DEL PAPA’: GLI ANNI D’ORO DI UN’ITALIA ALCOLICA
I festeggiamenti per la Festa del papà hanno conosciuto il massimo del loro fulgore nell’Italia del boom. La nostra rassegna, trovate gli esempi nella galleria, inizia con gli immortali Baci Perugina del 1962: un po’ di dolcezza, oltre alle solite cravatte e ai profumi che adesso sarebbero improponibili come Pino Silvestre Vidal e Acqua Velva. Profumi dal forte sapore alcolico, per papà abituati dalla pubblicità a vedersi regalare per la loro festa ettolitri di brandy, amari, cognac… Negli anni settanta questo tipo di regalo andava fortissimo: si mascherava la bottiglia con una cravatta per regalarla a “lui” nella campagna Stock, in una coppa per sottolineare come la grappa Julia fosse un premio per un ottimo genitore (forse ricordando la storica campagna dedicata alla “bionda nel sacco” che era l’immagine istituzionale del brand). E a proposito di premi, la medaglia del “ramazzottimista” non sembra aver generato entusiasmo nel papà della fotografia: chissà che faccia avrebbe fatto se gli avessero regalato “un papà per il papà”, cioè il bambolotto del nonno Pepi con tanto di coppola e baffetto.

FESTA DEL PAPA: MECCANI, TRAPANI, BICICLETTE, PENNE, RASOI
Se di pubblicità con protagonista la mamma se ne trovano a milioni, in un Paese dove ancora oggi anche i rapper più moderni come Ghali e Sfera Ebbasta cantano di non amare nessuna donna come la loro mamma, di campagne con protagonisti papà se ne vedono molto meno. E con un ruolo in evoluzione: nel 1927 il papà vigilava con occhio autorevole sul gioco formativo che aveva donato al figlio, l’ingegneristico Meccano che avrebbe trasformato il figlioletto nell’aitante genitore esperto di trapani della campagna del Black & Decker del 1970. Di tutt’altra pasta, più tenero e giocherellone il papà della compagnia assicurativa SAI che negli stessi anni portava a spasso il bambino sulla canna della bicicletta cantando “si fa si fa si re si re” mentre uno speaker un filino jettatorio diceva “questo bambino è fortunato perché ha un papà che gli vuole bene, perché ha un papà che pensa a lui… perché ha un papà”. E chissà che a sua volta questo bambino, crescendo sia proprio diventato un altro papà iconico della pubblicità italiana, quello che durante un viaggio di lavoro a Tokyo si commuoveva trovando nella tasca della giacca una penna nascosta dalla figlia, perché “Dove c’è Barilla c’è casa”. E il figlio di questo papà degli anni 90? Secondo Gillette, che al tema ha dedicato una campagna virale un paio di anni fa, intitolata “Chiedi a papà” ha bisogno di tornare ad essere una figura presente e autorevole, di trovare il tempo per contrastare con la sua autorevolezza l’abitudine dei figli a cercare le risposte ai loro interrogativi esistenziali sulla rete. Prima che li distruggano con un meteorite, come succedeva negli spot del Buondì Motta.

A tutti i papà che ci seguono, i nostri migliori auguri per una bellissima festa.

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