IL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA

Come ogni anno, la fine di agosto segna l’inizio del Festival del Cinema di Venezia: lo celebriamo ripercorrendo calli, campielli e canali alla luce della storia del cinema.

Un tuffo in acqua ad occhi aperti, qualche bracciata e improvvisamente sott’acqua l’incontro con una donna vestita da sposa. Gli amanti del cinema sicuramente ricorderanno questa scena onirica, tratta da L’Atalante di Jean Vigo che per anni, con le note di “Because the Night” di Patti Smith, è stata la sigla del programma cinematografico di culto “Fuori Orario” di Raitre, condotto da Enrico Ghezzi.

Il riferimento all’Atalante è palese anche nel manifesto della settantaseiesima edizione del Festival del cinema di Venezia, disegnato da Lorenzo Mattotti, ed è un riferimento inevitabile per un artista che ha scelto ormai da moltissimo tempo di vivere a Parigi, la città dove è ambientato il film di Jean Vigo uscito esattamente 85 anni fa. E nel manifesto c’è anche Jean Vigo, o almeno ci piace immaginare che sia lui, appollaiato in cima al Dolly mentre combatte fra le esigenze artistiche e una salute precaria messa a dura prova dall’umidità della Senna.

Ogni film, infatti, ha molte storie da raccontare e i film ospitati da Venezia in tutte le edizioni del Festival intrecciano le loro storie con i mille canali di una fra le città più affascinanti del mondo. Diventa facile così lasciarsi trasportare sui passi di Alida Valli che gira la città alla ricerca di Farley Granger in “Senso” di Luchino Visconti presentato proprio al Festival nel 1954. E non importa se la scena del suo grido disperato per chiamare Franz sia effettivamente stata girata a Trastevere: il cinema è finzione, e quel grido risuonerà per sempre fra i calli e i campielli di Venezia, così come per tutti sarà sempre questo film il vincitore morale del Leone d’Oro che invece, per motivi di censura, fu assegnato a “Giulietta e Romeo” di Renato Castellani.

Spostiamoci ora al Lido, lo scenario non soltanto di tutte le edizioni del festival del Cinema di Venezia, ma anche di un altro capolavoro di Luchino Visconti: “Morte a Venezia”, e anche qui c’è un viaggio disperato fra calli e campielli, resi deserti dall’epidemia di colera che provocherà la morte del professore tedesco ritratto ispirandosi al compositore Gustav Mahler, le cui musiche punteggiano tutto il film con un senso di una tragedia incombente e ineluttabile.

Amore e morte si intrecciano fra i canali di Venezia anche nella disperata storia d’amore raccontata da “Anonimo Veneziano”, uno straordinario successo di pubblico anche grazie alla suggestione, ancora una volta, della musica: l’Adagio che fa da leit motif alle scene più importanti del film e che non è stato scritto da Benendetto Marcello come recitato dagli attori, ma da suo fratello Alessandro che con Vivaldi e moltissimi altri musicisti ha segnato l’epoca d’oro delle feste e dei carnevali veneziani.

Un’epoca d’oro che ha avuto come protagonista indiscusso il leggendario Giacomo Casanova, la cui storia è stata raccontata più volte dal cinema e il racconto più bello è quello in cui Venezia è stata completamente ricostruita in studio dalla fantasia onirica di Federico Fellini che con questo film ha firmato una delle sue opere più affascinanti. Una Venezia rigorosamente reale, e ripresa in modo originale e impeccabile, è invece quella che fa da sfondo all’amore fra Katherine Hepburn e Rossano Brazzi raccontata da David Lean in “Tempo d’Estate” del 1955.

Dramma, amore, sentimento… ma Venezia al cinema è stata anche commedia (da Yuppi Du di Celentano a Telefoni Bianchi di Dino Risi), avventura con la splendida sequenza dell’inseguimento su motoscafi Riva in apertura di “Indiana Jones e l’ultima crociata”, spionaggio con “The Tourist” interpretato da Angelina Jolie e Johnny Depp.

Insomma, quella fra Venezia e il cinema è una lunga storia d’amore, celebrata anno dopo anno nelle edizioni del festival del cinema di cui proponiamo una galleria di manifesti storici, grazie alla disponibilità dell’archivio de labiennale.org.

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