PINO TOVAGLIA: UN GRAPHIC DESIGNER DI GRANDE CARATTERE, CHE HA PARLATO SOLO CON LE SUE OPERE.

Dai tessuti all’animazione, dalla pubblicità alla tipografia… omaggio a un grande personaggio della creatività italiana che non ha rilasciato molte interviste, ma che ha ancora molto da dire.

In un’epoca come la nostra, dove la sovraesposizione della personalità sembra essere la cifra per il successo di una comunicazione, un personaggio come Pino Tovaglia sarebbe assolutamente in controtendenza. Schivo e riservato nella vita privata, poco propenso a concedere intervista questo grande maestro italiano del design e della comunicazione trasferiva le caratteristiche di questa sua personalità anche nei lavori che gli hanno portato la fama e il successo che meritavano.

Una delle sue cose più indicative del suo modo di lavorare è il manifesto che ha realizzato con l’agenzia pubblicitaria Clan di Milano per il brandy Stock. Un manifesto di rigore assoluto, realizzato in rosso e nero dove nella trasparenza di un bicchiere da brandy il nome del prodotto si spezza, come a sottolineare graficamente il suono del ghiaccio che si spezza, mentre la O centrale viene rifratta dal vetro.

I nomi delle varianti di prodotto segnano, intanto, la linea corretta entro cui versare il brandy. Una sintesi perfetta, frutto di un lungo lavoro preparatorio mostrato con generosità di schizzi nella bellissima monografia di Edizioni Corraini “La regola che corregge l’emozione”. La copertina del catalogo, con le sue suggestioni di tessuto dipinto, ci dà lo spunto per parlare degli esordi di Pino Tovaglia che, nato a Milano nel 1923, muove i primi passi nel mondo della creatività proprio come designer di tessuti, mentre frequenta la scuola superiore d’arte del Castello Sforzesco, dove ha come maestro l’artista Carlo Carrà.

La sua poetica delle “cose ordinarie” da trasfigurare nell’arte è una delle radici dell’opera di Pino Tovaglia, che con il suo spirito artistico ha saputo trasfigurare prodotti quotidiani non nel modo espositivo della Pop Art alla Andy Wahrol ma in una sublimazione grafica ed estetica che sembra cercare proprio l’anima delle cose. Un’anima che, nel caso del cinturato Pirelli, ha il segno grafico e l’aspetto di un disegno di Cornelius Escher, capace di lavorare sulle forme e sulle controforme come un vero e proprio graphic designer.

Per Pirelli, Pino Tovaglia lavorerà come Art Director dal 1967 al 1970, progettando la grafica editoriale della prestigiosa rivista su cui scrivevano autori come Dino Buzzati e che aveva copertine illustrate, fra gli altri, da Renato Guttuso. La sua esperienza in campo editoriale lo ha portato anche alla realizzazione del progetto grafico per la collana David di Editori Riuniti, dove fra i suoi colori prediletti bianco/nero/rosso si affacciava spesso il colore di un suo progetto ancora oggi presente in modo massiccio nella vita quotidiana di milioni di persone: il logo della Regione Lombardia.

Il lavoro di progettazione di questo logo è stato svolto da un gruppo di All Stars: insieme a Pino Tovaglia hanno lavorato a questo progetto Roberto Sambonet e Bob Noorda, sotto il coordinamento di Bruno Munari. Partendo da un’antica incisione rupestre detta “la rosa camuna”, questi maestri del design hanno creato un logo capace di sottolineare il dinamismo continuo di una zona d’Italia alla ricerca di un costante equilibrio fra il passato e il futuro.

Il lavoro per la creazione di questo classico del design è illustrato in un libro che, per chi ama la grafica e la tipografia, sa essere appassionante come un romanzo: “Ricerca e Progettazione di un Simbolo”, una lettura che consigliamo a chiunque volesse approfondire la sua conoscenza di  questo marchio, che è comunque solo uno dei tanti, e bellissimi, che Pino Tovaglia ha realizzato nel corso della sua carriera.

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