Rivoluzione rivista: la stampa nata dal 1968.

Dal ciclostile all’eliografia, il 1968 ha cambiato anche il modo di concepire i magazine: una vera “rivoluzione rivista”. 

In questi giorni tutti i media stanno parlando del cinquantesimo anniversario dei movimenti studenteschi del 1968 e noi lo facciamo da un punto di vista prettamente tipografico: lo abbiamo chiamato “la rivoluzione rivista”, perché in quegli anni è nato un modo nuovo di concepire la comunicazione e la stampa, nel nostro paese come nel resto del mondo.

RIVOLUZIONE RIVISTA: DAGLI STUDENTI DEL PARINI AL MILIARDARIO DELLA VIRGIN.
Tutti sanno che i primi sussulti della rivoluzione che sta stava per cambiare il costume italiano sono arrivati nel 1966 grazie a un giornale studentesco, “la Zanzara” del liceo milanese Parini e alla sua inchiesta sulla “posizione della donna nella società contemporanea”. In quegli anni l’idea di prendere le redini della comunicazione affascinava tutti i giovani più brillanti, dai campus universitari americani alle aule della Sorbona di parigi, fino all’Inghilterra. Qui, un giovane di talento ma poco incline a lasciarsi inquadrare, nel 1968 decise di lasciare gli studi per occuparsi, appunto di una rivista dedicata ai giovani e intitolata, appunto, “Student”. Erano i primi passi di Richar Branson, il multimiliardario proprietario dell’impero Virgin, e come lui molti autori di riviste come queste hanno poi conquistato le leve della comunicazione e del design.

RIVOLUZIONE RIVISTA: COLORE E FANTASIA IN UN PROGETTO D’AUTORE
Considerata da molti l’esempio migliore della controcultura italiana alle radici del 1968, la rivista “Pianeta Fresco” è uscita in soli due numeri, per una tiratura complessiva di soli 300 pezzi. A crearrla, due geni della cultura italiana: Fernanda Pivano (traduttrice, scrittrice, anima beat della cultura italiana) e il suo allora marito Ettore Sotsass, designer di grido che stava
con quistando il mondo dell’editoria e dell’industria con i suoi progetti. Dal loro appartamento milanese, i due guru davano la possibilità di esprimersi in questo loro progetto a giovani brillanti e di talento, come Matteo Guarnaccia, che poi nel 2012 ha curato una retrospettiva dedicata a questi anni rivoluzionari per la stampa in Italia.

RIVOLUZIONE RIVISTA: DAL CICLOSTILE ALL’ELIOGRAFIA.
In tempi in cui ancora le fotocopie erano agli inizi, chi voleva dare voce alla propria creatività o ai propri messaggi politici alternativi (allora si diceva “controcultura”) era solito utilizzare il ciclostile, un aggeggio manuale che anche senza corrente elettrica riproduceva e stampava volantini e fanzine. Un’idea originale, invece, era venuta al già citato Matteo Guarnaccia. A 14 anni, più o meno proprio nel 1968, guarnaccia aveva capito che i suoi disegni vevano un pubblico potenzialmente più vasto dell’opera unica realizzata sui tovaglioli di carta dei bar di Brera. Così iniziò a disegnare su carta eliografica, come facevano gli architetti e a riprodurre i suoi lavori in una rivista sui generis, un foglio “aperiodico” chiamata “Insekten Sekte”.

RIVOLUZIONE RIVISTA: FUMETTI E ALTRO
Che qualcosa stesse cambiando anche nel mondo dei fumetti, in Italia, lo si era già iniziato a capire già nel 1966, con il successo della rivista Linus che apriva le porte a un linguaggio da sempre ingiustamente messo da parte dalla cultura paludata italiana, e che in quegli anni negli USA vedeva il successo di artisti come Robert Crumb. Un suo fumetto, per inciso, appariva nel 1971 su una delle riviste più misteriose dell’epoca, quel “Kufù” uscito in un solo, rarissimo numero nel 1973 e che ospitava anche il già citato Guarnaccia e Max Capa.
Quest’ultimo nel 1971 crea il suo supplemento a fumetti, diventato poi una rivista autonoma, intitolata “Puzz” e dedicata a quelli che chiamava “gli sballofumetti”. Più tardi arriveranno Comix, Re Nudo, Frigidaire…tutti figli di questa “rivoluzione rivista” di cui magari parleremo in uno dei prossimi post.

 

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