tipografia d'autore

Tipografia d’autore: Alberto Casiraghy di PulcinoElefante

Incontri pendolari con Alberto Casiraghy, un maestro della tipografia d’autore.

Fra le tante cose che in questi giorni di San Valentino i Dannati Cuoricini ci stanno facendo ammettere, oltre all’affetto che proviamo per tutti i nostri clienti e ai loro amici, e che dimostriamo nell’iniziativa pensata per loro c’è anche il nostro amore per la grafica, la creatività e la tipografia.
Perché anche se siamo una tipografia online, le nostre radici sono nella tradizione. Per questo oggi abbiamo deciso di parlarvi di un personaggio davvero interessante, Alberto Casiraghy. Oggi a Milano, al Palazzo delle Stelline, apre la mostra dedicata ai diecimila titoli che le sue Edizioni del PulcinoElefante hanno realizzato coniugando arte e poesia con la tipografia a caratteri mobili.
Sono piccoli volumi, a tiratura davvero limitata che arriva al massimo a 33 copie, di poche pagine stampate su carta preziosa tagliata a mano, che contengono aforismi, brevi riflessioni, brani di poesie, piccoli racconti trattati con la libertà e il gusto assolutamente personale che solo la composizione a mano consente. Ad arricchirli ulteriormente ci pensano le illustrazioni, alcune realizzate dallo stesso Casiraghy, ma anche piccole opera d’arte, oggetti trovati che Alberto raccoglie nella sua casa di Osnago, un vero microcosmo in continua evoluzione.
Abbiamo incontrato Alberto Casiraghy durante alcuni viaggi sul treno pendolari che lo portava a Milano nei giorni della preparazione della mostra. E, come ogni incontro con lui questi viaggi si sono trasformati in un viaggio affascinante in mondi fatti di carta e di colori, di lettere e di parole, ma anche di persone straordinarie, di suoni… E abbiamo iniziato parlando della locandina di questa sua mostra, nella quale Alberto tiene fra le mani una serie di caratteri tipografici. Poi, come sempre con Alberto, di divagazione in divagazione siamo ovviamente arrivati alla stazione di Milano porta Garibaldi, ma attraverso traiettorie di pensiero davvero inaspettate.

TIPOGRAFIA D’AUTORE: GENTE DI CARATTERE E TIPI INTERESSANTI
“La foto” ci confida Alberto “me l’ha scattata un caro amico, Luca Carrà, il nipote del pittore che ora sta curando la realizzazione di una mostra antologica dedicata al nonno. La mano è la mia, e anche i caratteri: me li ha regalati Lucini, uno dei più grandi tipografi italiani. Uno che con la sua officina di arte grafica stampava per gli editori più sofisticati, anche per l’amico Vanni Scheiwiller per dire. La mia avventura con la tipografia ha sempre incrociato tipi interessanti. Ho iniziato a lavorare da ragazzino, nella tipografia che stampava anche Il Giornale, quello di Indro Montanelli. Una notte, perché si lavorava di notte, mi vede che compongo una pagina come si faceva allora, a mano, e chiede al capo perché non facessero comporre a me la prima pagina. A me, un ragazzino… gli altri mi guardavano malissimo, ma io ero orgoglioso che lo chiedesse a me. E anche se non mi piacevano le sue posizioni su tante cose, mi ricordo ancora con dolore il giorno in cui le brigate Rosse lo hanno gambizzato. Stava proprio venendo in tipografia. Poi verso la fine degli anni ottanta le cose hanno iniziato a cambiare, le tecnologie stavano cambiando il mio rapporto fisico con la carta, con la stampa, con il piombo dei caratteri. Così ho fatto il mio colpo di testa. Ho mollato tutto, anche un lavoro che rendeva benissimo perché lavorano di notte si prendevano un sacco di straordinari, per covare il mio PulcinoElefante. Siamo arrivati a diecimila titoli, anche se qui in mostra ce ne sono appena 200, ho dovuto fare una grossa selezione”.

TIPOGRAFIA D’AUTORE: PULCINI, ELEFANTI, GALLINE E MACCHINE DA STAMPA
Alberto Casiraghy coltiva da sempre l’arte del paradosso, con una leggerezza davvero rara in questi tempi. Forse è per questo che la sua casa editrice evoca il nome di un animale fra i più pesanti del pianeta, ma anche con una memoria fortissima, come la carta che ricorda tutto, abbinandola a una delle creature più fragili, il pulcino che come le idee ha bisogno di essere accudito con amore per crescere. E intanto che facciamo questa ipotesi, Alberto mi ferma: “Anche le galline, mica solo i pulcini. Io a casa mia ho un po’ di galline, me le portano anche quando sono vecchie perché sanno che io non le uccido. Ho fatto lo stesso anche con la mia macchina da stampa, una gloriosa Nebiolo che stava per essere gettata via perché vecchia, anzi obsoleta le dicevano. Poi è rinata, perché la vita è piena di sorprese. Come quando trovi un uovo che le tue galline ti hanno lasciato nel cortile, perché a volte anche l’uovo in sé può essere una sorpresa. Per questo ho messo un uovo, un uovo di struzzo però, anche dentro uno dei miei librini, io li chiamo così.”

TIPOGRAFIA D’AUTORE: I SEGNI E LE PAROLE, CATTELAN E ALDA MERINI
Riguardare l’immenso catalogo delle piccole, straordinarie opere d’arte che sono i librini del PulcinoElefante, ormai li chiameremo anche noi così, c’è da restare a bocca aperta: artisti e poeti di fama internazionale si alternano ad amici di Alberto che sanno trasformare le loro vite apparentemente normali con il guizzo di un tratto che racchiude il fascino di un opera d’arte o in un aforisma ricco di profondità, come quelli che scriveva un amico di Alberto, lo storico libraio milanese Fabio Aldeghi, che con Alberto aveva condiviso anni di pendolarismo dalla Brianza a Milano. “Alla gente, però “prosegue Alberto “Adesso piace di più quando parlo di un giovanotto che ha voluto venirmi a trovare per fare dei libri con me. Era un ragazzo giovane, curioso, che si era innamorato della mia macchina. Aveva fatto tantissimi lavori, e in tutti cercava, e trovava, qualcosa di interessante da raccontare. Era Alessandro Cattelan, uno fra gli artisti italiani più quotati al mondo, e mi aveva anche regalato una delle sue opere, che adesso dovrebbe valere un sacco di soldi, se solo riuscissi a ricordarmi dove l’ho messa. E poi, alla gente piace che io gli parli della mia amicizia con Alda Merini. Lei non si interessava di altro che delle parole, della poesia, della capacità di trasformare le cose. Una volta sono andato così, senza conoscerla, a suonare al suo campanello nella casa sui navigli, e lei dopo un po’ di diffidenza iniziale mi ha aperto le porte della sua casa. Passavamo interi pomeriggi a parlare, o anche a stare in silenzio a guardare il muro, o da me a stampare le sue parole, che le venivano così, come spuntano l’erba e i fiori. Tu le dicevi una cosa e lei ci faceva sopra un verso, una canzone, un poema con la facilità con cui noi respiriamo. Fumando, perché fumava sempre, non contava nemmeno più le sigarette. I suoi aforismi sono fra i miei librini più richiesti, ma da alcuni non mi separerò mai. Come dal ricordo di questa amica davvero eccezionale”.

TIPOGRAFIA D’AUTORE: LA MUSICA E LA FAMIGLIA, IL CINEMA E LA NATURA.
Alberto non è solo un tipografo, ma un incisore. Spesso realizza lui stesso le matrici in legno per riprodurre al torchio le immagini che illustrano i suoi librini, e con il legno ha un rapporto straordinario, essendo anche un liutaio. “Il violino mi affascinava fin da piccolo, lo suonavo in casa tutto il giorno e i miei genitori, che erano persone semplice, mi dicevano di smetterla con quel frin frin. Non erano persone di grande cultura, quello che so me lo sono dovuto andare a cercare con curiosità in giro fra la gente che ho incontrato, ma mi hanno cresciuto in un nido di amore. Ecco, l’amore per le cose, per il lavoro che facciamo, è lì che c’è la poesia. Se uno fa il prestinaio e fa bene il pane, nel suo pane c’è la poesia. E l’amore per la natura, che alla fine vince sempre. Come il legno che continua a cantare nel violino anche quando l’albero è stato tagliato. O come il fiume, che il fiume ha sempre ragione, come il titolo del documentario che il mio amico Silvio Soldini ha dedicato al mio lavoro. Mi hanno trattato come il nuovo Gutenberg, ma io non faccio mica la rivoluzione. Io faccio librini, e suono il violino.”

Poi, come dicevamo, siamo arrivati a Milano, abbiamo fatto colazione e Alberto si è allontanato col suo cappellino e la sua borsa piena di librini per andare ad allestire la mostra, che potrete visitare al palazzo delle Stelline, a Milano, fino al 31 marzo.

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