biblioteca del tipografo

La biblioteca del tipografo

Sono molte le mostre e gli eventi culturali che in questi mesi hanno trovato posto sulla rete: uno di questi, piccolo ma molto interessante, riguarda la biblioteca del tipografo. O meglio, come recita il titolo originale, “The Printer’s Small library”.
SI tratta di una mostra che racconta un pezzo di storia sconosciuta ai più, ambientata nel luogo dove per definizione si incontrano e si scontrano alcune fra le più importanti tradizioni culturali e spirituali del Mediterraneo.

La storia risale al 1847, quando i Frati Francescani della “Provincia d’Oltremare” o “Provincia di Terra Santa” decisero di impiantare una tipografia che consentisse loro di produrre gli strumenti necessari alla didattica e alla liturgia. Vennero quindi acquistate macchine già avanzate per l’epoca, per esempio i torchi erano in ghisa quando ancora si utilizzavano quelli in legno, e furono ordinati caratteri di stampa che consentissero di lavorare sia su testi europei sia su testi ebraici e arabi.

Per coordinare l’avviamento di questa vera e propria impresa culturale artigianale, fu chiamato dall’ Europa Fra’ Sebastian Froetschner, esperto nell’arte della tipografia. Dopo aver assoldato fra i locali un responsabile adulto e tre giovani apprendisti dai 13 ai 15 anni iniziò ad allestire una vera e propria biblioteca del tipografo, che contenesse tutte le conoscenze necessarie per affrontare con preparazione un lavoro che sarebbe proseguito per oltre un secolo.

Nell’officina era dunque disponibile un certo numero di pubblicazioni scientifiche, o divulgative, o anche decisamente tecniche inerenti sia ai materiali e ai prodotti disponibili sul mercato, sia alle scelte che dovevano essere messe in atto nel corso del lavoro.
Alcuni di questi testi, sopravvissuti all’incuria e dal consumo che deriva dal fatto di essere veri e propri manuali e prontuari, sono stati catalogati in un interessante catalogo disponibile anche da scaricare gratuitamente a questo indirizzo.

Il passaggio dai torchi manuali ai rulli cilindrici venne studiato su un manuale in francese del 1901, che insegnava a prendersi cura dei cilindri, a scegliere e manovrare in modo corretto la carta, fino alle tecniche di illustrazione. Nella collezione si trova anche il volume Hoepli del 1914 “SALVATORE LANDI, Tipografia, I, Guida per chi stampa e per chi fa stampare, Milano, Ulrico Hoepli, 1914 (Manuali Hoepli)” che ci piace considerare un po l’antenato del nostro “glossario Glossario Tipografico“. Ovviamente il testo, come tutti gli storici manuali Hoepli, scende profondamente nel dettaglio offrendo a compositori, correttori, revisori, editori e autori, tutto quello che era necessario sapere per eseguire tutto il processo di stampa senza commettere errori, compresi i consigli pratici su come utilizzare le abbreviazioni e i metodi per correggere le bozze.

Alcuni volumi  sono presi dalla storica “Enciclopdie Roret”, che a partire dal 1822 dedicò una serie di manuali alla descrizione dettagliata di molti mestieri, compresi quelli legati alla tipografia. A Gerusalemme sono conservati ancora quelli che parlano di rilegatura, litografia, fotografia…

Un’intera sezione è poi dedicata ai manuali tecnici delle macchine da stampa, come quello della “Super Aligera” di Nebiolo che consentì alla tipografia francescana di arrivare a stampare 1600 fogli all’ora.

Particolarmente interessanti, infine, i cataloghi dei caratteri che vanno da quelli delle storiche fonderie europee di fine 800 e che coprono tutti gli alfabeti interessanti per la produzione nel medio oriente (europei, arabi ed ebraici) e i trattati di architettura tipografica e di legatoria.

Questa piccola biblioteca del tipografo racconta, insomma, una storia di passione per la stampa che va ben al di là dell’intento divulgativo e di proselitismo, ma che mostra la serietà con cui anche i più piccoli artigiani trattavano i loro lavoro alla ricerca costante della qualità. E con un profondo rispetto per i libri che li aiutavano a trasmettere le le loro conoscenze alle nuove generazioni.

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