LA RILEGATURA DEI LIBRI.

Dalle tavolette sumeriche al punto omega, dai rotoli di pergamena al filo refe: note storiche e appunti tecnici sull’antica arte della rilegatura dei libri.

Un po’ di storia.

Tenere uniti fra loro vari scritti relativi allo stesso argomento è stato un problema che gli uomini si sono posti fin dall’inizio della scrittura. I sumeri, per esempio, si limitavano a indicare alla fine di ogni tavoletta un codice che ne segnava l’appartenenza a una raccolta, ma già con i più maneggevoli papiri degli antichi egizi era possibile realizzare dei rotoli che contenessero testi strutturati. La fortuna degli scritti conservati in rotolo passava poi dai papiri alla pergamena, caratterizzando per esempio gli scritti biblici e anche i testi dei primi Vangeli: un evento storico è stato, nel 1947, il ritrovamento a Qumran dei cosiddetti “rotoli del Mar Morto”, una vera e propria biblioteca di testi biblici realizzati in aramaico e in greco.

I primi esempi di legatoria così come la intendiamo oggi arrivano dall’antica India, dove i testi sacri dei Sutra venivano trascritti su foglie di palma, fatte seccare e unite fra loro da uno spago. Una tecnica analoga era utilizzata in Cina, ormai unanimamente riconosciuta come la terra natale della carta, e da lì è arrivata poi in Giappone e in Arabia. Nel frattempo anche gli amanuensi medioevali avevano abbandonato i rotoli e si erano specializzati nella realizzazione di “codici”, gli antenati di quelli che con l’avvento della stampa a caratteri mobili sarebbero diventati i libri. Non tutti sanno, però, che i lavori realizzati da Gutenberg non erano “finiti” come li intendiamo noi: la sua tipografia non offriva la rilegatura dei libri, ma vendeva ai clienti quelli che noi chiamiamo fogli di stampa e che venivano conservati sciolti all’interno delle copertine.

Il primo tipografo a fornire un vero e proprio servizio di rilegatura dei libri fu Aldo Manuzio. Le sue edizioni erano realizzate in un formato già molto simile a quello dei nostri attuali tascabili: se da un lato questo consentiva ai lettori di portarli con sé, dall’altro rendeva indispensabile trovare un modo pratico perché i fogli racchiusi nella copertina non si perdessero per strada. Grazie all’arte di personaggi come Manuzio, Venezia restò una delle capitali europee del libro fino all’avvento della rivoluzione industriale, quando anche la rilegatura smise di essere un’attività manuale da artigiani per passare all’automazione.

Le rilegature dei libri di 4Graph.

Sul catalogo 4Graph trovate fondamentalmente quattro tipologie di rilegatura di libri, opuscoli e fascicoli.

La Brossura fresata, detta anche brossura a colla, è usata per le pubblicazioni il cui dorso è di altezza superiore a tre millimetri, quindi generalmente tutte le pubblicazioni superiori a 32 facciate. Nella brossura fresata le “segnature” (cioè i fascicoli che comprendono in ordine numerico le pagine del libro) sono prima tagliate con una fresa e incollate sul dorsetto. La colla così penetra nella carta e dà una resistenza maggiore  al libro che, una volta terminato, viene rifilato sui tre lati.

Nella brossura in filo refe le differenti segnature prima di essere incollate sul dorsetto vengono cucite fra loro con un filo di cotone o anche lino, o canapa oppure un materiale sintetico. A volte per pubblicazioni di maggior spessore prima di incollare si applica una garza sul dorso affinché la copertina sia più resistente.

La rilegatura Punto metallico è la più semplice e va benissimo per allestire pubblicazioni come opuscoli, riviste o cataloghi di prodotto con un numero di pagine contenuto. Una volta stampate, le pagine interne sono assemblate fra loro e con la copertina grazie all’applicazione di resistenti e pratici punti metallici.

Infine, la Rilegatura Punto Omega è indicata per tutti quei materiali che abbiano la necessità di essere conservate in un raccoglitore ad anelli, come le schede di prodotto o i materiali per i corsi di formazione. Utilizzabile per fascicoli superiori a otto pagine, questa rilegatura viene realizzata applicando sul dorso dell’opuscolo due graffette ad anello che ricordano, appunto, la forma della lettera greca omega.

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