max huber

Grafici ritratti: Max Huber, dalla Svizzera con rigore.

Una serie di ritratti di alcuni fra i più grandi maestri della grafica sarà uno dei modi in cui il nostro blog affronterà l’estate. Si parte con Max Huber.

…cercando di sconfiggere il caldo rinfrescando almeno la memoria delle persone che hanno fatto grande la comunicazione visuale.

Grafici ritratti: Max Huber, una vita dal tratto dinamico.
Max Huber nacque in Svizzera nel 1919, ma la sua carriera professionale incontrò molto presto Milano. Nel 1940 lasciò allo studio Boggeri il suo biglietto da visita, e quando il titolare si accorse che le decorazioni a spirale che sembravano stampate erano disegnate a mano come un pezzo unico, intuì il talento e la mano del giovane designer. E lo chiamò a lavorare con lui e utilizzò quella spirale come logo del suo studio. La guerra costrinse Max Huber a tornare nella sua Svizzera, ma già nel 1946 tornò a Milano. prima con Boggeri e poi da freelance. Pendolare di lusso fra le sue due nazioni, con  una deliziosa e talentuosa moglie giapponese, Aoi Huber Kono, circondato da amici come Saul Bass, Abe Steiner, Vittorini, Fortini, Einaudi… Max Huber ha dato ai suoi lavori il dinamismo della sua personalità, capace di svelare  in un segno le direzioni che stava prendendo la società.

Grafici ritratti: Max Huber, identità di marchio.
La Rinascente, Coin, Essselunga, Il Sole 24 Ore… i marchi che portano l’Italia fuori dalla crisi del secondo dopoguerra fino agli anni del boom hanno il tratto dinamico e inconfondibile di Max Huber, che ha vestito l’identità delle aziende con il suo gusto sicuro per gli accostamenti tipografici arditi. L’accostamento di una l minuscola e una R maiuscola, il puntino di una I che cresce a dismisura, tagli di bisturi che scompongono una lettera…Ogni font, a partire dal suo adorato Helvetica, acquista con interventi rivoluzionari il carattere di questo grande designer.

Grafici ritratti: Max Huber, personalità della carta stampata.
Dalle copertine per libri alla progettazione di intere collane editoriali, dalle riviste alla carta da pacchi, dai manifesti ai cataloghi…La carta stampata è stato il supporto ideale per  la progettualità di Max Huber, capace di affrontare ogni progetto coniugando le esigenze commerciali delle aziende per cui lavorava con le sue necessità e urgenze di artista e di uomo contemporaneo. Fra le sue cose più belle ci sono i manifesti per Borsalino e per l’autodromo di Monza, le copertine per le riviste Jazztime e Ritmo, le immagini coordinate per le mostre di Braque e Giacometti. Tutte passioni che facevano parte della sua personalità, e che da questa ereditavano una potenza comunicativa fuori dal comune.

Grafici ritratti: Max Huber, un museo per un grande artista.
A Chiasso, proprio al confine fra i suoi due Paesi, Max Huber ha ora un museo chiamato, appunto M.A.X. e coordinato dalla moglie Aoi Huber Kono. Fino al 24 settembre ospita una parte importante della mostra dedicata ai 100 anni della Rinascente, oltre ovviamente a numerose opere di Max Huber (dal design ai quadri), opere di artisti amici… La sua missione è quella di far conoscere  il vero significato della grafica, intesa come una particolare forma di produzione artistica che progetta e realizza comunicazione visiva, dalla progettazione grafica del graphic design alla grafica d’arte.

 

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