Professione Redattore.

Vi siete mai chiesti chi scrive con tanta perizia i testi delle pubblicazioni a fascicoli che comprate in edicola, o chi si inventa i testi e i giochi delle riviste più amate dai bambini? Oggi vi presentiamo una di quelle “penne”: si chiama Linda Giovanelli ed è autrice e redattrice da più di dieci anni.

Ciao Linda, oggi vogliamo far conoscere ai nostri lettori una figura professionale dalle mille sfaccettature. Ma partiamo dall’inizio: come hai iniziato questo percorso lavorativo e quali studi ti ci hanno portato?

Dopo il Liceo Scientifico ho scelto di studiare Lettere all’Università. Nonostante lo studio mi coinvolgesse, avevo anche una gran voglia di indipendenza e così incominciai parallelamente a lavorare. Ero profondamente convinta, e oggi più di allora, che fosse giusto portare avanti da una parte la teoria (lo studio) e dall’altra la pratica (il lavoro). Anche per non trovarsi freschi di laurea a dire “che cosa faccio ora?”. Così, mentre proseguo con gli studi passo molto rapidamente da un lavoro all’altro (addetta in un fast food, operatrice telefonica, cassiera, receptionist, segretaria ecc). Entro, grazie a un’agenzia interinale, a far parte della redazione di Virgilio, prima come receptionist e poi come segretaria del direttore contenuti. Avrei potuto rimanerci di più, ma sapevo che non era la mia strada. Io dovevo occuparmi delle cose, non potevo limitarmi a organizzare la giornata di qualcun altro. Ad ogni modo, passando da un lavoro a un altro arrivo a 24 anni, quasi per caso, a lavorare nella redazione di una piccola casa editrice specializzata in bricolage, le Edizioni Idea Donna. Qui apprendo i primi strumenti per diventare redattore: i programmi (allora si usava QuarkXpress, oggi è stato praticamente soppiantato da Indesign), le regole per redazionare un testo, le prime piccole interviste, come documentarmi per scrivere contenuti, le dinamiche di redazione ecc. Da quel momento non mi sono più fermata: un continuo spostarsi da una redazione a un’altra. Nel giro di una decina d’anni lavoro come redattrice in uno studio editoriale, dove collaboro per diverse testate, intanto finalmente mi laureo e approdo a Radio24 dove lavoro come redattrice e assistente di studio per alcuni programmi. Grazie a un annuncio di lavoro (ebbene sì, vale ancora la pena mandare il cv!) arrivo in Rcs, dove, per la Fabbri fascicoli, mi scelgono come redattrice esperta nell’area dell’hobbistica femminile. Qualcuno crede in me e mi affidano sempre più spesso lavori da autrice più che da redattrice. Parallelamente lavoro per diversi committenti e scrivo sempre di più. Vuoi perché mamma, vuoi per un interesse personale, approfondisco e mi appassiono alle letture e alle pubblicazioni per bambini. Ultimamente mi occupo anche di contenuti digitali per per Rcs Education, cosa che mi dà un nuovo punto di vista sui bambini dai 6 ai 10 anni (lavoro per la Primaria).

Lavori in una redazione o come freelance? Nel secondo caso, come organizzi la tua giornata lavorativa? Ti dai delle regole?
Dopo qualche anno nella redazione della Fascicoli, per una serie di eventi, comincio a lavorare da freelance. Mi sposto dalla redazione a lavorare per conto mio, organizzo la mia postazione, faccio qualche piccolo investimento e la casa diventa il mio quartier generale. È una nuova fase della mia professione, un modo di lavorare in libertà che stimola il mio lato creativo.
Grazie a una mia amica grafica entro nell’orbita UAU Studio, un network di professionisti della comunicazione.
Cosa non da poco, ho la possibilità di gestire anche la famiglia (ho un marito e due figli piccoli). La mia giornata è molto piena: la sveglia suona alle 7.30, preparo i bambini con mio marito e li portiamo a scuola. Lavoro dalle 9 fino alle 17 circa, ovviamente concedendomi le pause che desidero, poi torno a essere mamma e a occuparmi dei miei bambini. Dopo averli messi a nanna alle 21.30 mi capita di tornare a lavorare su qualcosa lasciato in sospeso o di riflettere su nuove idee…
Non mi dò grandi regole, amo lavorare la sera e anche di notte, ma so che la sveglia suonerà inesorabile alle 7.30 e quindi ho dovuto limitare un po’ questa tendenza nottambula. Sono una persona che sa concentrarsi e che non ama perdere tempo, questo aiuta a razionalizzare il lavoro.

La professione di redattore consiste anche nel sapersi coordinare con altre persone. A te è venuto facile o è una cosa che hai imparato negli anni?            Oggi non ho problemi a relazionarmi con diversi committenti, ma è una cosa che ho dovuto imparare! Ho dovuto fare i conti con un po’ di timidezza e ingenuità e al tempo stesso un’indole impulsiva. La gestione delle persone che mi gravitano intorno è un piacere, spesso sono persone che negli anni sono diventate amiche. Non mi piace impormi, ma mi è capitato di dover far valere la mia posizione. A volte dipende da chi ti trovi davanti, puoi avere una propositività innata, ma quest’ambiente è imprevedibile e si incontrano personaggi meravigliosi, ma anche difficili. Capisci con il tempo che è meglio orientare le proprie energie per risolvere i problemi piuttosto che per prendersela con qualcuno o lamentarsi di una situazione. Prima di tutto comunque devi essere professionale, sia con il cliente che con le persone che lavorano con te. E poi c’è la fiducia. Non si può controllare tutto e tutti, coordinare non è sinonimo di vessare chi lavora con te. È bello vedere che se l’ingranaggio funziona e c’è fiducia le cose vanno da sè.

Attualmente a cosa stai lavorando?
Sto lavorando a un paio di progetti dedicati ai bambini con character piuttosto celebri per gli under 6, seguo un prodotto settimanale di cucito creativo e continuo la mia collaborazione con la Scolastica.

Può succedere o è successo che ti vengano affidati lavori di redazione su argomenti che magari non ti appassionano al 100%?
Il bello del mio lavoro è che ho a che fare con progetti sempre nuovi. Posso passare dalla cucina al punto croce, dal bricolage ai fumetti. Ogni volta è un mettersi in gioco e imparare cose nuove. Non riesco per mia natura a trovare nulla che alla fine non mi appassioni. Posso non reputare un prodotto “nelle mie corde”, ma alla fine, studiando e approfondendo, mi piace sempre.

Il lavoro di autore non consiste solo nello scrivere i testi…
No certo, ci si deve documentare, leggere, studiare, si deve capire cosa piace a quel determinato target, si deve parlare, camminare per strada e “annusare” l’aria, conoscere persone che ne sanno più di te e sfinirli di domande.

Prima di scrivere di argomenti così specifici dove ti documenti? La rete è importante?
La rete è importantissima in quanto crea nuovi spunti e ti risolve dubbi immediatamente, ma poi devi approfondire. Non amo i testi che sono un puro “bla-bla riempipagine”, preferisco ci siano dei contenuti interessanti. Penso sempre che quello che scrivo deve valere la pena di essere letto. Persino quando scrivo un sommarietto o un boxino cerco di metterci del mio.

La cosa che ti piace di più e quella che ti piace di meno del tuo lavoro…
Amo la varietà e la possibilità di imparare sempre qualcosa di nuovo. Mi diverte giocare con le parole e progettare. Amo meno certe inevitabili “burocrazie” di redazione e non sono fatta per le riunioni fiume! Il mio spread di attenzione in quelle situazioni è come quello di un bambino, superato il quale comincio a pensare ad altro.

Che percorso formativo consiglieresti a chi volesse intraprendere questo percorso professionale?
Nel mio caso ha funzionato il binomio studio/lavoro e lo consiglio sempre. Si studi quello che si vuole (certo magari un indirizzo umanistico, ma se si è sufficientemente curiosi non per forza), ma si cerchi anche un’applicazione pratica. Non rifiutare mai un lavoro, anche se non c’entra nulla con il proprio percorso di studi. Si può lavorare in un call-center e incrementare le proprie doti di comunicazione che potranno tornare molto utili in seguito. Le opportunità a volte nascono in maniera inaspettata. Cercare di trovare la propria strada non è semplice e c’è anche una buona dose di fortuna, testardaggine e intelligenza nei rapporti interpersonali.

Grazie Linda! Speriamo che questa intervista sia di ispirazione a chi voglia intraprendere questo lavoro 😉

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